Sulle creste baldensi
Dettagli del percorso
Percorso: Sentiero del Marocco (1552 m), Baito Marocco (1718 m), Rifugio Tetegrafo (2147 m) Passo del Camino (2128 m), Bocchetta del Coal Santo (1993 m), Rifugio Chierego (1911 m), Rifugio Fiorì del Baldo (1813 m), Boccheitta di Naole (1648 m), Malga Valfredda Crocetta (1321 m).
Dislivello: m 1550 complessivi, di cuì 700 ìn salita e 850 ìn discesa.
Tempo di percorrenza: una giornata (circa 6 ore).
Difficoltà: l’itinerario richiede un certo allenamento ed equipaggiamento adeguato. In particolare può risultare difficile in presenza dì neve sulle creste, fenomeno non raro fino a primavera inoltrata: occorre informarsi preventivamente.
Periodo consigliato: da maggio ad ottobre-novembre (salvo tardivo o precoce innevamento).
Ambientazione: il percorso è su sentiero (anche ripido) soleggiato ed in mezzo ai mughi nella prima parte dopo il Marocco, su mulattiera tra le rocce e su prati in quella intermedia (completamente soleggiata), su sentiero nel bosco, in discesa, tra Naole e Valfredda.
Equipaggiamento: pedule o scarpe da trekking; zaino con ricambio e maglione o giacca a vento, acqua e generi di conforto.
Per compiere questo itinerario servono due auto, una da lasciare a malga Valfredda Crocetta, punto di arrivo, che si raggiunge da Spiazzi lungo la strada Graziani, proseguendo a sinistra da Saugolo, lungo la stradina asfaltata che conduce a Ime. Da qui, con l’altra macchina, si puo procedere raggiungendo, attraverso la strada Graziani, il rifugio Novezzina e Cavallo di Novezza.
Raggiunti il Cavallo di Novezza (1433m) si prosegue sulla strada Graziani che sale sul versante orientale baldense, entrando subito in provincia di Trento. Dopo meno di un chilometro, si puo parcheggiare l’auto in qualche slargo della strada dove ha inizio il sentiero per il Telegrafo (1550 m). Si prende il sentiero n. 652 (Bovi) che si innalza gradualmente, in direzione sudovest, verso il Baito Marocco.Si attraversa il Vallone Campione e subito si incontra la diramazione con il sentiero n. 66 che sale ripidamente verso il sentiero di cresta e la non distante Cima Valdritta (2218 m), la più elevata del Baldo.
Si lascia il bosco Sempre a sud-ovest e dopo aver superato delle roccette in un valloncello, si guadagnano dei pascoli e si giunge al balto Marocco (1718 m), dove e possibile notare i ruderi di un ricovero per pastori di pecore (sotto dei grandi massi di frana o “marocche” da cui il nome), sommerso da ortiche e da flora nitrofila che testimoniano la frequentazione di greggi.
In questo tratto del percorso possiamo trovare in primavera fioriture di crochi, soldanelle, genzianelle, anemoni ranuncoloidi, primule elatior, veratri e gigli martagoni.
Si prosegue ora, quasi in piano, fino ai piedi del Sasso del Diavolo, un grande masso posto sotto Punta Pettorina a circa 1850 m di quota. Lo risaliamo con fatica da sud: il percorso è molto ripido per un certo tratto, ma raggiuntane la sommità, il panorama ripaga dello sforzo. Si taglia ora diagonalmente nella mugheta, il versante sinistro dell’alto Vallone di Osanna, fino a raggiungere la mulattiera militare di cresta, sentiero n. 658, che fu costruita durante la Prima Guerra Mondiale, dai soldati italiani sul crinale orientale del Baldo.
Dalla mulattiera, una breve salita con alcuni tornanti ci condurrà in dieci minuti sul crinale di cresta, passando vicino alla teleferica e nei pressi del Rifugio Telegrafo (2147 m). Dal crinale, se la giornata è limpida, si riesce a vedere contemporaneamente il versante orientale baldense fino alla Val d’Adige e quello occidentale fino al lago di Garda. Raggiungiamo il rifugio posto nell’omonimo circo glaciale doppio, aperto verso il sottostante lago di Garda e racchiuso a sud da imponenti stratificazioni dolomitiche. Il rifugio, gestito dal CAI di Verona, è aperto da giugno a settembre, con servizio di ristoro e di alberghetto. Prima di lasciare il rifugio, si visita la vicina chiesetta santa Rosa, dove si celebra, nel periodo estivo, una messa domenicale per gli escursionisti.
Una breve salita ci porterà ora a Cima Telegrafo (2200 m), così denominata per le segnalazioni che i soldati di Napoleone facevano verso le truppe situate nella piana di Caprino. Precedentemente la vetta si chiamava Monte Maggiore ed era considerata, erroneamente, la cima più alta del Baldo, anche se questo primato spetta a Cima Valdritta (2218 m). In ogni caso è punto panoramico eccezionale.
Ritorniamo sui nostri passi per riprendere il sentiero n. 658 in direzione sud; è un sentiero non difficile che offre ampie vedute sulla vallata di Novezza, percorsa dalla Strada Graziani, sul territorio di Ferrara fino a Spiazzi. II sentiero che percorriamo incontra subito la deviazione con il sentiero n. 657 che scende a Novezzina sotto Cima Sascagà e si affaccia sulla finestra della parte meridionale del circo del Telegrafo.
Subito dopo vi è la segnalazione CAI della via ferrata delle Taccole. Da questi belvedere, osservando con attenzione ed in silenzio, non è difficile scorgere qualche camoscio sulle roccette o all’interno del circo glaciale. Il sentiero diviene ora molto suggestivo perché si incontrano tipici paesaggi dolomitici con guglie, fenditure e altre forme caratteristiche. È un ambiente rupestre interessante anche dal punto di vista floristico, si possono trovare raponzoli di roccia, stelle alpine, sassifraghe in tappeti variopinti, particolarmente apprezzabili nelle fioriture estive.
Dopo una breve salita e passando in fianco ad un caratteristico torrione dolomitico, arriviamo all’intaglio del Passo del Camino (2128 m), così chiamato perché sovrasta la guglia rocciosa, somigliante ad un camino. Sull’altro Versante si entra nel primo Circoli glaciale baldense, quello delle Buse, il meno evoluto dei circhi baldensi.
Scendiamo lungo la spalliera del Circo delle Buse, fino a Bocchetta di Coal Santo (1993 m), dopo aver incontrato a mezza costa alcune trincee della Grande Guerra. Da qui sì può proseguire per la mulattiera ad ovest di Costabella, sentiero n. 658 (percorso più lungo) oppure per il sentiero sul versante est (prestando attenzione perché molto esposto in alcuni tratti).
Nel mese di maggio si può osservare una ricca fioritura dello spettacolare ranuncolo di Kerner. Questa specie, endemica del Monte Baldo, è rappresentata da una piccola pianta perenne di eccezionale bellezza. Giungiamo così al Rifugio Chierego (1911 m), la cui costruzione risale ai primi del ‘900, ad opera del CAI veronese.
Proseguiamo a sud in direzione del Rifugio Fiori del Baldo (1813 m), costruito quando fu terminata la funivia che collegava Prada a Costabella. Superato il rifugio, si può procedere lungo il sentiero di cresta n. 653, che ci permette di osservare il panorama sia del versante occidentale (comune di San Zeno di Montagna), sia del versante orientale (comune di Ferrara di Monte Baldo). Arriviamo così al cippo posto nel 1946 sopra Bocchetta di Naole, in ricordo dei partigiani che dal 1944 al 1945 erano attivi sul Monte Baldo, nella divisione partigiana Avesani, con base in Val Trovai. Scendiamo di pochi metri a Bocchetta di Naole (1648 m), e da lì dovremo proseguire lungo il sentiero n. 656 (Lino Ottavini) che ci porterà a Malga Valfredda Crocetta.
Ma prima proponiamo una piccola deviazione a destra (sud), per raggiungere in pochi minuti il Forte di Naole (1615m). Ritornati alla Bocchetta di Naole, prendiamo il sentiero 656 dedicato a Lino Ottaviani, un forestale e appassionato alpinista prematuramente scomparso. Il sentiero ci permetterà di attraversare un tratto di faggeta, dove sarà possibile osservare nella primavera avanzata, la dafne mezereum (fior di stecco), l’anemone ranunculoides (anemone gialla), la clematis alpina (clematide alpina), il ranunculus lanuginosus (ranuncolo lanoso).
All’uscita della faggeta, mentre si procede per raggiungere malga Valfredda Crocetta, osserviamo il pascolo che la circonda, è uno dei più belli dal punto di vista floreale e vegetativo. Sopra le roccette ad ovest vi è l’arena di canto del gallo forcello e vi nidifica l’aquila.
Poco lontano dalla malga noteremo la pozza torbiera, zona umida alimentata da una risorgiva e la vecchia casara di Valfredda, ora adibita dal comune di Caprino a casa di vacanza per i giovani. Siamo così giunti a malga Valfredda Crocetta (1321m), al termine del sentiero dove troveremo la nostra auto.
Se abbiamo ancora un po’ di tempo, possiamo visitare la non distante malga Valfredda di dentro (1317 m), formata da un baito, dalla casara, dalla riserva, dalla porcilaia e da due pozze.
Infine, scendendo con l’auto, ci possiamo fermare nel pianoro di Ime (all’ultimo tornante) per vedere la malga Ime (1175 m) con il baito presentante una casara annessa, ed il sottostante complesso di Ime (1132 m), articolata costruzione che nel XVIII sec. fu residenza estiva dei Canossa e divenne famosa per l’allevamento selezionato dei cavalli (oggi sede di un agriturismo).
Baito Marocco
Al Baito Marocco è possibile notare i ruderi di un ricovero per pastori di pecore (sotto dei grandi massi di frana o “marocche” da cui il nome), sommerso da ortiche e da flora nitrofila che testimoniano la frequentazione di greggi. Questa zona è conosciuta con il termine i “prà” perché, priva di arbusti, fino agli anni ‘50 era frequentata dai pastori. I contadini locali tagliavano l’erba, raccogliendola poi con delle reti speciali, “retini”, formando delle palle che facevano rotolare nel canalone fino a valle. Qui il panorama è stupendo, se la giornata è limpida si ammira il prospiciente Monte delle Erbe con la sinclinale di Novezza-Novezzina e più a nord le vallate trasversali che si dirigono nella valle di Avio. Oltre il Monte delle Erbe e il Monte Cerbiolo, si notano il Corno d’Aquilio e tutto il tavolato della Lessinia. Verso sud-est la valle di Ferrara e la Valle dell’Orsa con il Monte Pastello.
Rifugio Telegrafo
Cima Telegrafo (2200 m), così denominata per le segnalazioni che i soldati di Napoleone facevano verso le truppe situate nella piana di Caprino. Precedentemente la vetta si chiamava Monte Maggiore ed era considerata, erroneamente, la cima più alta del Baldo, anche se questo primato spetta a Cima Valdritta (2218 m). In ogni caso è punto panoramico eccezionale.
Bocchetta di Coal Santo
Secondo la tradizione popolare, il nome “Coal Santo” deriverebbe dalla leggenda che Noè avrebbe qui attraccato la sua arca, durante il famoso diluvio. Pare invece che il nome Coal Santo derivi dalla presenza in un covolo, posto sotto la Bocchetta, cioè un anfratto scavato naturalmente nella roccia, di un Santo Eremita durante il medioevo.
Malga Valfredda Crocetta
Valfredda Crocetta è stata definita da Giovanni Poma come “nave del Monte Baldo”, per la sua caratteristica forma che in lontananza la fa assomigliare ad una chiatta per il trasporto di merci, con il tipico camino a torre posto ad un capo dell’edificio e la forma arrotondata della muratura al capo opposto. E una costruzione dovuta alla tradizionale maestra dei montanari e ad esigenze pratiche e funzionali derivate dalla pastorizia. Come per gli altri baiti, anche questo è formato dal “logo del fogo” posto a monte e dal “logo del late” a valle.