Val Brutta e Buse dei Morti

Dettagli del percorso

Percorso: Ferrara (849 m), Campedello (1065 m), foresta val Brutta (1200 m),
variante per Malga Valfredda di dentro (1317 m), Dosso Struzzenà (1230 m),
Buse dei Morti (1189 m), Malga Basiana (1068 m), Fortino (1097 m), Sacrario dei Baldo (1003 m), Peagne (990 m), Castelletti (884 m), Ferrara (849 m).

Dislivello: 770 metri circa tra salite e discese (960 con la variante fino a Valfredda).

Tempo di percorrenza: 4 ore circa (5 con la variante fino a Valfredda), di piu con soste frequenti e prolungate. Chi volesse accorciare il percorso lo puo dividere in due parti: parte inferiore da Ferrara a Campedello e SacrarioCastelletti; parte superiore dal Sacrario a val Brutta (ed anche Valfredda), Buse dei Morti-Basiana.

Difficoltà: nessuna in particolare. Prestare attenzione durante la stagione invernale quando i sentieri sono innevati e ghiacciati.

Periodo consigliato: tutto l’anno. In ogni stagione il paesaggio è affascinante. In inverno per il sottobosco e i panorami. In primavera per la varietà dei fiori. In estate per l’ombra e la frescura. In autunno per i colori delle foglie.

Ambientazione: il percorso è boscoso ed ombreggiato fino in Val Basiana, poi in parte su pascoli aperti e ritorna boscoso nel tratto finale. Si svolge su mulattiere e sentiero, salvo un breve tratto su asfalto.

Equipaggiamento: zainetto con acqua e generi di conforto e calzature da trekking.

Ferrara di Monte Baldo (849 m) è una suggestiva località montana, deliziosa oasi di pace ideale per un tranquillo soggiorno sia estivo che invernale. È adagiata in una conca ricca di acque, attorniata da dossi con dolci pendenze, da prati da boschi.

La nostra escursione inizia proprio dal paese. Si parcheggia nella piazza abbellita da alberi a foglie caduche che in inverno permettono al sole di diffondere il suo tepore nell’aria mentre nella bella stagione offrono preziosa ombra. Qui, si innalza il Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali mentre al centro della piazza, introdotta da gradini in marmo bianco, vi è una fontana circolare con asse centrale, da cui in estate sgorgano zampilli di acqua freschissima. Attraversata la strada e superati un albergo a sinistra e un bar a destra, si percorre via IV Novembre e si giunge in piazza Fabio Filzi. Le case sono tipiche della zona con porticati a piano terra, ora chiusi da un portone, e abitazioni al piani superiori.

Sono intonacate e tinteggiate, qualcuna decorata, e unite tra di loro a formare una cortina prospiciente la via. Di altezza irregolare, hanno facciate estremamente semplici con gronde poco sporgenti e cornici su porte e finestre in pietra locale. Per accedere al primo piano alcune case sono dotate di scale esterne con massicci gradini in pietra. Si imbocca ora via Generale Graziani e subito appare di fronte nitida la grande roccia carsica dei Coali mentre all’orecchio giunge il rumore dell’acqua che scorre nell’omonima vicina valle.

L’ultima casa a destra presenta all’esterno un bel “sentar” ottenuto riciclando un vecchio focolare, dove gli abitanti siedono nelle sere estive a godere il fresco. Lasciato alle spalle il paese, si prende ad ovest la carrareccia delimitata da un mure o a secco di grossi sassi, ma dopo pochi metri è consigliabile voltarsi per avere una bella visuale della chiesa che sorge in posizione sopraelevata rispetto l’abitato. Continuando il cammino tra caprini neri, noccioli, aceri e betulle, si notano grossi massi calcarei chiaramente franati dalla sovrastante roccia dei Coali, mentre a sinistra il viottolo è protetto da un bel muro. Giunti ad una sporgenza rocciosa, arrampicandosi sulla destra si arriva in brevissimo tempo al pozzo di crollo (cavità carsica scavata nell’oolite a cui è crollato il tetto), detto “Bus della Stria”.

Scesi sul sentiero principale, sempre acciottolato per facilitare il trascinamento delle “barossole” cariche di legna, si procede in salita tra la fitta vegetazione e nel periodo primaverile l’occhio è attratto da un delizioso tappeto di primule, violette e fegatelle, interrotto qua e là da grossi massi ricoperti di muschio. Sulla sinistra il torrente forma una serie di cascatelle, seguendo le briglie poste per regimentarlo, mentre sulla destra si raggiungono i prati di contrada Moie, sono pascoli adatti per i cavalli, anche se ora purtroppo sono infestati da arbusti. Lungo il viottolo è stato costruito un bel muro in pietra di rosso ammonitico allo scopo di contenere le acque sorgive, di scioglimento dalle nevi e piovane.

In seguito la Strada diventa carrozzabile; a sinistra continua il bosco che presenta anche numerosi esemplari di abete rosso, a destra si estendono ancora i prati con qualche betulla qua e là, e in alto si osserva la pineta della Val Brutta. Si raggiunge così la Strada Graziani a circa 990 metri di quota. Si attraversa la strada, si prende il sentiero naturalistico (che segue il tracciato dell’antica strada Campiona) e ci si inoltra a nordovest nella Val Brutta, coperta da una foresta mista di larici, pini neri pini silvestri sotto i quali fioriscono piacevoli macchie di erica. Giunti ad una radura, prendendo a destra il sentiero che si snoda fra i prati cosparsi di crocus, si raggiunge in breve Campedello (1065 m), una delle contrade stabilmente abitate più alte del Monte Baldo, il cui toponimo significa piccolo “campo”. Campedello, già sede del comune di Ferrara nel Medioevo, si è sviluppata lungo la Via Campiona e quindi dalla parte opposta rispetto alla strada Graziani e la torre, ora ridotta ad un rudere, aveva appunto funzione di controllo. Ha un aspetto signorile, grazie alle decorazioni marmoree e pittoriche di alcune facciate, una delle quali riporta un affresco con cornice in pietra locale; è un’opera, pare del XV secolo, raffigurante la Madonna con Bambino tra due santi: a sinistra, forse San Paolo, mentre a destra la figura non è più leggibile. Perpendicolarmente agli edifici abitativi, si trovano le stalle che testimoniano la principale attività economica della contrada.

Torniamo ora verso la Val Brutta percorrendo il sentiero dell’andata. Si giunge alla radura, si lascia la Val dei Coali sulla destra, e, seguendo una ripida mulattiera a sud-ovest, ci si inoltra in una zona vergine, considerata una delle più antiche del Baldo dal punto di vista boschivo. La salita è abbastanza impegnativa, ma la fatica non si sente tanto è serena l’atmosfera del luogo. I rumori istidiosi sono assenti, si ode solo l’allegro cinguettio degli uccellini e lontano il verso dei gracchi. Camminando sempre nel fitto bosco su una stradina protetta da tronchi stesi orizzontalmente, si arriva al “Possetto”, l’ultima sorgente che sgorga tra la Val Brutta e la Val dei Coali. L’acqua, che in inverno ha temperatura costante superiore a quella esterna, non ghiaccia mai e si raccoglie in una cavità ai piedi di belle conifere. Proseguendo sul sentiero naturalistico reso soffice dalle foglie cadute dagli alberi, si notano sul tronco di un abete morto i buchi fatti dal picchio che con il becco lungo e forte fora il legno alla ricerca di insetti e larve. Giunti ad un bivio dopo un’ultima salita, con cartello indicatore, ci si ferma ad osservare la foresta con abeti secolari che con le chiome coprono completamente il cielo rendendo buio ed ombroso il luogo Siamo qui nel pieno della Foresta di Val Brutta a circa 1200 metri di quota, un ambiente suggestivo.

SI abbandona ora il sentiero CAI e si scende a sinistra (sud). Seguendo i segni rossi, le frecce e le lettere B dipinte sui tronchi degli alberi si contorna un pianoro. Si attraversa la suggestiva foresta di abeti notando vari nidi di formica rufa e sì prende a sud verso la sommità del costone boscoso. In breve si giunge sulla sommità del Dosso Struzzenà (1230 m), un grande conoide torrentizio proveniente dalla Val dei Coali, che si presenta oggi come un conglomerato sospeso, in disfacimento verso la conca glaciale di Moie di Sopra. Da qui si gode uno stupendo panorama: si dominano l’intera conca di Ferrara, le frazioni Dossi, Valdefort, Mezzavilla, Cambrigar, Meneghei, il Monte Castelcucco, malga Albarè e Gambon, il Monte delle Erbe, il Cavallo di Novezza e il Villaggio “El Cico”. Il belvedere, che si trova sopra una frana attiva, non ha protezione e richiede molta attenzione all’escursionista in particolare se vi sono bambini. Inoltre occorre fare attenzione alle reti che sono state collocate sul terreno per trattenere le rocce instabili. Costeggiando la sommità del dosso, sempre a sud, si entra in una pineta di pino nero e si giunge in breve al cimitero risorgimentale delle Buse dei Morti (1159 m). Si tratta di un tumulo con croce in pietra innalzato sulla sepoltura di soldati piemontesi ed austriaci. Sul braccio della croce vi è l’iscrizione:

ROSANO BARTOLOMEO
BOCCO GIOVANNI
GIUBERGIA MICHELE
TOMATIS COSTANZO
TOMATIS LORENZO
MORTI COMBATTENDO IL
22 LUGLIO 1848
CACCIATORI DEL 14° PINEROI

sul davanti è poi scritto:

QUI RIUNITE LE SALME MORTALI
DI ESSI
DI ALTRO CACCIATORE
E TRE AUSTRIACI
14° REGGIMENTO FANTERIA POSE
ANNO 1887

Nel 1980 il gruppo Alpini di Spiazzi rialzò la croce su di un nuovo basamento. Di fianco alla croce vi è il più vecchio pino nero austriaco della provincia di Verona, con circa 120 anni di età. Alzando gli occhi verso ovest si vedono i rifugi Chierego e Fiori del Baldo, la fascia vegetazionale dei mughi e più in basso quella degli abeti e dei faggi.

Scendiamo ora per un bel sentiero verso sud che si apre a zig zag nel bosco di faggi, accompagnati dallo scricchiolio delle foglie calpestate. Ben presto si giunge in Val Basiana, area conservante testimonianze del paleolitico superiore (circa 12.000 anni fa). Dapprima lo sguardo spazia verso gli estesi pascoli e poi si posa su una pozza per l’abbeveraggio del bestiame. A questo punto prendiamo la Strada a destra (sud) per raggiungere in pochi minuti di leggera salita il baito di malga Basiana (1068 m). Chi invece vuole abbreviare l’escursione può scendere subito a nord verso il Sacrario di Peagne. La valletta, frutto di una faglia tettonica, è cosparsa di doline, cioè di depressioni arrotondate imbutiformi molto frequenti nei terreni calcarei; non contengono acqua perché sul loro fondo è presente un inghiottitoio.

Mentre si percorre a ritroso (a nord) la stradina fatta poco prima, si può decidere di inoltrarsi nel bosco di faggi e di arrampicarsi sul dosso a destra (nord-est) per scoprire i resti de Il Fortino (1097 m). Si tratta di una postazione di controllo utilizzata dai Piemontesi nella Prima Guerra d’Indipendenza e tenuta in funzione fino alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale fu usata dagli Italiani. Sulla cima si vedono solo poche rovine del fortino, mentre è molto bella la Vista su Ferrara e Monte Castelcucco.

Si ritorna ora in Val Basiana e attraverso la carrareccia che si snoda in mezzo ad un bosco di faggi, ci si congiunge con la strada Graziani nei pressi del Sacrario del Baldo (1003 m). E un Sacrario dei Caduti di tutte le guerre voluto dall’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci nel 1982. Sulla strada Graziani si procede in direzione sud verso Spiazzi di fronte alla tenuta delle Peagne dove esisteva un ponticello in epoca veneta sulla strada Campiona, costituita da un piano terra con le stalle e il vano attrezzi e da una scaletta esterna che porta al piano superiore dove si trova l’abitazione vera e propria.
Lungo la strada nel bosco ombroso, si incontra un capitello dedicato alla Madonnina del bosco, una cavità nel conglomerato roccioso con una Madonnina, raggiunta da alcuni scalini.

Poche decine di metri sulla strada verso Saugolo, ed alla fine del bosco prendiamo la mulattiera che scende a sinistra in diagonale, a nord, nel bosco di faggi e abeti che più in basso lasciano il posto ai carpini. Ben presto si giunge ad un bivio dove è collocato un capitello dedicato alla Madonna della Corona; è coperto di tegole e smaltato recentemente. Nella nicchia vi è una statuetta della Madonna Addolorata della Corona. Proseguendo la discesa, in breve tempo si arriva a Castelletti (884 m). Si prende ora il Sentiero dell’amore (seguendo la segnaletica) che, dapprima è ombreggiato da conifere e delimitato da prati, poi scende serpeggiando fra piante a foglie caduche. Arrivati a Ferrara, si attraversa il ponte in pietra sul torrente della Val dei Coali e si entra nell’abitato. Percorrendo una via che passa anche sotto le abitazioni, si scoprono altri aspetti del paese, con corticelle riparate e piazzette nascoste, e si giunge nella piazza di Ferrara (849 m) dove termina il nostro itinerario.

Variante consigliata

Consigliamo a questo punto (Foresta di Val Brutta) di effettuare il percorso fino a malga Valfredda di dentro, salendo verso ovest l’impluvio della valle che si fa stretta e ripida, sempre coperta di abeti. Quando questi cominciano a diradarsi e a diventare più piccoli, usciamo nei ripidi pascoli che portano alla malga. Superato a sud il crinale si intravedono ad oriente i vicini edifici di malga Valfredda di dentro (1317 m), con la casàra, il porcile, il baito e la riserva d’abeti.

Il territorio di Malga Valfredda di Dentro assieme a quello di Valfredda Crocetta, costituisce una delle più estese aree a pascolo del versante sudorientale del Baldo; occupa un ampio terrazzo tettonico di natura carsica, posto in prevalenza a 1300 m s.l.m., con una conformazione a conca chiusa che ospita nella zona più depressa un piccolo stagno-risorgiva. Malga Valfredda rappresenta un tipico esempio della particolare organizzazione territoriale della zona montana del Baldo compresa fra i 900 ed i 1600 metri di quota che si è originata nel corso del ‘700, mantenendosi poi praticamente inalterata fino ai nostri giorni. La nobiltà locale estese i possedimenti anche nella zona montana acquisendo vaste aree utilizzate fino a quel tempo dai pastori per l’allevamento ovino e caprino, trasformandole in importanti centri per l’alpeggio estivo det bovini con progressivo ampliamento delle superfici a vascolo.

Qui nella casara ristrutturata è ospitata Malga Natura, un centro naturalistico-didattico-scientifico curato dall’associazione micologica “Hortus Europae F. Calzolari” che dispone di un orto botanico e di un inusuale piccolo rettilario che contiene vipere, oltre ad attrezzature didattiche.
La variante prevede il ritorno al bivio nella Foresta di Val Brutta per lo stesso percorso.

Malga Natura

Malga Natura è stata inaugurata nel 2008 con la sistemazione della casara di Valfredda di dentro da parte del gruppo micologico «Orto d’Europa Francesco Calzolari» attivo nel comprensorio dal Garda alla val d’Adige. Si trova nel territorio del comune di Ferrara di Monte Baldo ma è di proprietà del comune di Caprino Veronese.
Dispone di un orto botanico, un’aula di micologia all’aperto, un vivario, cioè un piccolo rettilario che contiene vipere, un punto conferenze con attrezzature didattiche e un percorso botanico-micologico. Scopo della struttura è promuovere un’educazione ambientale e naturalistica con particolare attenzione alla micologia, alla botanica, alla chirotterologia (studio dei pipistrelli), e all’erpetologia ma anche all’ornitologia (ultimamente è diventato un punto di incontro, per gli appassionati di ornitologia, tra i più importanti d’Italia con 65 specie di uccelli fotografate).

Visite guidate su prenotazione
(dalle 10 alle 20 persone) tel. 334 5460475

Sacrario del Baldo

Nel territorio di Ferrara a circa 1000 metri di quota sorge il Sacrario del Baldo, realizzato nel 1982 dall’ANCR di Verona per ricordare i caduti di tutte le guerre dei 98 comuni veronesi. Uno dei più convinti promotori fu il maestro Giacomo Silvestrelli, presidente della sezione di Pazzon. Il sacrario non accoglie le salme, ma in un giardino ad anfiteatro a Peagne, ai piedi della foresta del Dosso Struzzenà, in fianco alla strada Graziani ed allo sbocco della Val Basiana, zona ricca di memorie storiche risorgimentali, presenta 98 cippi in pietra bianca, con il nome di tutti i comuni veronesi, disposti attorno ad un imponente altare con alzabandiera, raggiunto da una scalinata. I 98 candidi cippi con i nomi dei Comuni Veronesi sono collocati su un pendio verde al centro del quale si apre una gradinata che porta all’altare sovrastato da una grande croce. Ai piedi della croce vi sono le lapidi con gli stemmi dell’Associazione Nazionale Cappellani Militari d’Italia, dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione, degli Internati.
È molto significativa la scritta dell’ultima: “Non Più Reticolati Nel Mondo”.
Su di una pietra adagiata sul prato verde si legge:
I COMUNI VERONESI AI PROPRI CADUTI PER LA GUERRA. 1982.
Il sacrario, che è recintato da un muro con sassi a vista, è molto ordinato e curato come si addice alla sacralità del luogo.

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